Una biblioteca non è solo il luogo dove vengono conservate edizioni rare di testi che hanno segnato la storia culturale dell’Occidente, ma soprattutto l’opificio (fabbrica) dove l’intellettuale, in compagnia di soli libri, si prepara a dare il proprio contributo alla cultura del proprio paese. La biblioteca di Camaldoli non fa eccezione, sin dalla istituzionalizzazione di un sistema bibliotecario con Martino III nel 1253, che disciplinava possesso e consultazione dei libri e dei documenti d’archivio, ad Edoardo Baroncini nel 1693, che la riordina e valorizza, la cultura libraria di Camaldoli si è sviluppata come strumento per la ricerca, che nella tradizione camaldolese ha interessato ogni campo del sapere umano: dalle lettere alle scienze, dall’archeologia alla geografia, dall’economia alla medicina.
Nell’attuale biblioteca monumentale di Camaldoli, edificata con il contributo di Ranuccio Farnese nel 1622, e nell’archivio sono conservati testi e documenti che non riguardano unicamente la storia di una congregazione che ha 1000 anni (1012-2012), ma che hanno un valore anche per tutta la storia culturale dell’Occidente.
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